martedì 15 marzo 2016

Underworld - Don Delillo


Parlare della scrittura di DeLillo non è impresa facile, ancor meno parlare di UnderworldL'impegno di DeLillo nel voler denunciare la falsità del "sogno americano", e questo sin dagli anni settanta, è il tema centrale di molti suoi scritti. Con Underworld l'intenzione di smantellare molti miti americani è evidente sin dall'esordio. La voglia di costruirsi un passato, di avere delle "rovine", citando Marc Augé, di cui parlare, da mostrare e visitare è la scintilla che scatenerà l'incendio narrativo che travolgerà ogni individuo coinvolto nella storia. Perché qui non abbiamo protagonisti e comparse. Ogni personaggio sarà protagonista della sua storia. 
Tutto inizia con una palla da baseball di una storica partita (storica per chi una storia da narrare non ce l'ha, evidentemente) che, passata di mano in mano, farà da trait d'union nelle molteplici vicende. Dalla ghettizzazione, dei neri, degli italiani e di tutto quell'eterogeneo fiume di immigrati degli anni cinquanta, all'affascinante vita degli artisti emergenti, ricchi, infelici, vacui e annoiati. Passando per il disagio di chi, cresciuto nel "sottobosco" sociale, si ritrova ad avere una vita, una posizione, un lavoro che forse non è quello che cercava. E poi i rifiuti, urbani, tossici, o più simbolicamente umani, che l'America non riesce a gestire e smaltire. Si direbbe che sarebbero questi ultimi, questo "mondo sotterraneo", taciuto e ignorato, ad essere il perno centrale delle vite e delle scelte di coloro che dalla narrazione sono coinvolti. 
In questa opera importante, lo stile di DeLillo non è dei più semplici. Denso, profondo, linguisticamente elegante, Underworld non può essere definita una lettura propriamente scorrevole. Richiede del tempo per essere metabolizzata, per poter cogliere la finalità del racconto a cui sono giunto solo a lettura completata. Una di quelle letture che spesso definisco necessarie, per la formazione personale e critica, e che aiuta ad affinare la nostra capacità di osservazione del mondo. 

martedì 8 marzo 2016

La foresta in fiore - Yukio Mishima

Yukio Mishima, come pochi altri scrittori, costituisce "quell'isola felice" in cui mi rifugio per ritrovare la voce familiare di qualcuno che conosco. Nella scelta di una sua lettura da affrontare, questa volta mi sono orientato sulla sua prima pubblicazione che gli ha permesso di riscuotere immediato successo. La foresta in fiore è una raccolta di racconti, il cui primo da nome all'opera, che risalgono alla giovinezza di Mishima.
Ben lontano dallo stile raggiunto in seguito in opere come Sete d'amore  o La voce delle onde, qui ritroviamo un Mishima ancora acerbo, molto legato alla cultura classica Giapponese, con uno stile un po' meno scorrevole, a tratti astratto e denso, che però fa intravedere il talento letterario che diventerà in futuro. Particolarmente attraente, e sempre legata alla letteratura classica giapponese, ho trovato A futura memoria, una sorta di piccola epopea tragico-sentimentale, i cui protagonisti vengono analizzati, esplorati e approfonditi, sebbene la brevità del racconto, fino a farci vivere l'evoluzione dei loro sentimenti, delle loro condizioni ed emozioni in modo così naturale e graduale da riuscire a provare un forte empatia per essi.
Un lettura raccomandata, come tutte quelle di Mishima, ma che potrebbe lasciare perplessi chi già ha conosciuto le opere mature dell'autore.

sabato 5 marzo 2016

Annientamento - Jeff Vandermeer

Primo capitolo della Trilogia dell'Area X, Annientamento, di Jeff Vandermeer, ha già conquistato i lettori e fatto parlare di se. C'è che lo ha osannato, amato, consigliato, e chi invece non è riuscito ad apprezzarlo, definendolo sopravvalutato, scontato e poco convincente. Le ragioni, per uno e per l'altro parere, sono tante. Il mio parere si colloca esattamente nel mezzo. È una lettura che sicuramente cattura, uno stile semplice che permette di leggerlo tutto d'un fiato, insieme ad una trama ricca di misteri. L'idea di creare un mondo, quello dell'Area X, in cui tutto è da scoprire, tanto per il lettore quanto per la protagonista, è di per se vincente, insieme alla scelta di narrarlo in prima persona. L'alternanza fra narrazione e flash back è una trovata, già collaudata in questo genere, che permette di alimentare costantemente la curiosità. Ingredienti questi che hanno decretato il successo, ma non sufficienti per convincermi pienamente. Se per certi versi mi è piaciuto, riuscendo per alcuni tratti a tener viva la suspance, per altri invece la trama non garantisce una svolta inaspettata delle vicende,  essendo spesso i colpi di scena già intuibili. L'espediente stesso di alternare la narrazione a dei flash back della protagonista è sì una trovata azzeccata per mantenere viva la curiosità, ma utilizzato in maniera così prevedibile da risultare quasi una riproposizione di un libro già letto.


Per quanto il mio parere non sia così entusiasta, la mia determinazione nel continuare questa trilogia non è stata scalfita. Come già detto, la lettura è stata nel complesso gradevole e avvincente, per cui la curiosità nello scoprire l'evolversi delle vicende vince sulle perplessità. Con Autorità sapremo se queste impressioni saranno confermate o se ci sarà una vera svolta nelle vicende, insieme ad un'auspicabile evoluzione dello stile narrativo.

sabato 27 febbraio 2016

Un avamposto del progresso - Joseph Conrad

Quando parliamo di Joseph Conrad pensiamo immediatamente a Cuore di tenebra, ma il suo talento come scrittore, soprattutto di racconti brevi, gli ha permesso di realizzare una ricca produzione letteraria. Un avamposto del progresso, insieme a La laguna, pubblicati in questa preziosa edizione Adelphi, fanno parte di tale produzione.
Il primo, come il suo romanzo di maggior successo, prende spunto da vicende biografiche. In realtà sembra essere una storia vera, arricchita dall'autore, lì dove le cronache erano carenti. I due protagonisti, inviati in una remota regione del Congo (la località non è specificata, ma lo si deduce dal fatto di cronaca a cui si ispira), sono incaricati di dirigere il commercio di avorio di quello che può essere definito un avamposto. Ma la natura del posto, insieme alla poca adattabilità e all'ottusità dei due, volgeranno in tragedia la loro esperienza.
Ne La laguna Conrad prende come spunto la vita di un disertore ritiratosi nella foresta con la sua amata, per poter esprimere i suoi pensieri e dar spazio ad una voce narrante sempre più presente.

Lo stile dei due racconti porta l'inconfondibile firma di Conrad, non solo per le ambientazioni esotiche e le tinte drammatiche, ma per la sua presa di posizione, non dichiarata, ma assolutamente evidente. Gli europei, o semplicemente i bianchi, come venivano definiti alla fine del diciannovesimo secolo, sono sempre tratteggiati da tinte negative, inquadrati come estranei, invasori, predatori insaziabili della natura e dell'uomo. Temi già incontrati nel già citato Cuore di tenebra e che non sono stati abbandonati. L'invadenza del narratore, particolarmente evidente nel secondo racconto, è un altro tratto di quella firma che Conrad appone nei suoi scritti. I due racconti reggono il peso di un successo e di un talento riconosciuto in letteratura. Accattivanti, emozionanti, profondi e incisivi, ristagnano nei sentimenti di chi li ha letti.
Vorrei spendere due parole per l'edizione che, come Adelphi ci ha da sempre abituato, è un vero gioiello. Come appendice, oltre alla splendida foto di Mosse, che ben si abbina alla copertina dello stesso autore, troviamo un approfondimento di Codignola che non si limita ad essere una biografia sterile dell'autore, ma fornisce degli elementi importanti, se non indispensabili, per comprendere la produzione di Conrad, con speciale riferimento ai due stessi racconti, insieme alle scelte grafiche dell'edizione.

mercoledì 10 febbraio 2016

Lo scontro quotidiano - Manu Larcenet

Nella mia ricerca di libri in lingua originale da leggere, mi sono imbattuto, su consiglio di un caro amico, ne Le combat ordinaire di Manu Larcenet, in italiano tradotto Lo scontro quotidiano edito dalla Coconino Press. Un graphic novel, o BD (Bande dessinée) come viene definito dai nostri cugini, nel perfetto stile francese. Un'autobiografia in cui Larcenet ci permette di sbirciare nei suoi momenti più nascosti e pensieri più intimi. Una storia che parla di difficoltà personali in relazione alle difficoltà di una nazione che cerca di far fronte a mutamenti così repentini da non lasciar tempo all'adattamento. La narrazione è intima, profonda, delicata, ma tratta tematiche globali: il licenziamento di massa, l'immigrazione, la gretta scelta politica delle masse, il mutamento della condizione sociale. Un romanzo importante, che fa riflettere e che ristagna nella mente per lungo tempo, arricchito da illustrazioni essenziali in cui lo stile dei fumettisti francesi è evidente.

sabato 30 gennaio 2016

Le Beatrici - Stefano Benni

Il mio "incontro" con Stefano Benni è avvenuto molti anni or sono, e nel corso di questi anni ho letto tanti suoi libri, apprezzandoli ed amandoli sempre più. Un'ironia che non mi ha mai stancato e che mi diverte e aiuta a riflettere su molti aspetti, non meno importante quello delle molteplici condizioni dell'Italia nel corso di questo ultimo ventennio. Con Le Beatrici Stefano Benni ci propone un lavoro diverso, o almeno diverso da quello a cui sono abituato. Un insieme di monologhi, poesie e componimenti fra teatro e racconto. L'ironia e l'acutezza rimangono invariate. Uno sguardo il suo sempre attento a ciò che succede intorno a noi, ma questa volta non ha colto perfettamente il segno. Sarà per una mia scarsa preparazione e sensibilità alla poesia, ne troviamo sei in tutto, o per una superficialità nel toccare temi su cui si poteva spendere qualche parola in più, un esempio è La Vecchiaccia che, benché sia il monologo più lungo, si limita a  sfiorare soltanto i temi di cui si è fatto carico, l'intera opera rimane debole e galleggia a fatica. Divertente il primo racconto, Betarice, me che non ce la fa a giustificare tutta la raccolta. Questo però non diminuirà il mio affetto per Stefano Benni, né mi impedirà di leggere altri libri che verranno fuori dalla sua penna. Come dice il detto "non tutte le ciambelle riescono col buco".

lunedì 25 gennaio 2016

Presagio triste - Banana Yoshimoto

Sarà per la serenità che trasmette, sarà perché i suoi sono brevi racconti mascherati da libri, ma ritorno a rifugiarmi in Banana Yoshimoto. Anche questa volta si ritrovano le atmosfere a lei care: una giovane adolescente, un elemento sovrannaturale appena accennato, il tema della morte. Questa volta la trama si dipana molto lentamente, ogni pagina nasconde una piccola rivelazione, e alla fine del racconto ci si scopre piacevolmente sazi e appagati. In questo caso l'impressione è di accompagnare per mano la protagonista, Yayoi, alla scoperta di se stessa, del suo passato e dei rapporti con i suoi famigliari. E sebbene il titolo rimanda ad un contento malinconico, è solo l'abito con cui si veste questo racconto soave e delicato. Un'altra chicca da aggiungere ad un "collezione", se così posso chiamare, dei libri e racconti di Banana Yoshimoto che non mi stanca mai, e a cui posso felicemente attingere grazie alla sua numerosa produzione letteraria.